SMD e la Presidenza del Consiglio dei Ministri hanno chiesto all’Autrice di fare uno studio sulla resistenza delle Forze Armate e dell’Arma dei Carabinieri In modo da intrecciare insieme i vari episodi che si sono susseguite dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945, perché fino adesso ogni Forza Armata ha pubblicato le ricerche che la riguardano senza inserire le altre.
Il compito non era facile anche perché ci sarebbero voluti almeno quattro volumi e non uno solo per riuscire a quantomeno sintetizzare tutta la materia.
Nel volume, a parte citare alcuni episodi, ma concatenandoli fra di loro, per quanto riguarda le FFAA, già peraltro molto ben conosciuti dal pubblico e già illustrati nei volumi editi da Esercito Marina Aeronautica e dalla stessa Arma dei Carabinieri, sono stati inseriti due nuovi elementi.
Il primo è stato un ampio riscontro di quella che era la situazione nel 1942,1943; di come vedevano gli anglo americani la situazione in Italia in quel momento e come ritenevano potesse evolversi con varie possibilità, studiando attentamente i documenti sia militari sia diplomatici di Stati Uniti e Londra e Gran Bretagna, reperiti in quegli archivi e consultati dall’Autrice.
Nel 1949/42 si riteneva che gli italiani avrebbero potuto accettare un controllo tedesco totale sul territorio per evitare il collasso militare dell’Italia. Veniva però anche analizzato un eventuale rovesciamento del fascismo e sollevamento della popolazione; possibile defezione dell’Italia dall’Asse con richiesta singola di armistizio. Del resto gli anglo americani già sapevano agli inizi del 1941 che vi erano considerevoli movimenti antifascisti in Italia, in particolare nella zona industriale del Nord e quindi pensavano che costanti bombardamenti contro la popolazione italiana sarebbero riusciti a far collassare politicamente l’Italia; sapevano che occorreva anche mettere in grado di non nuocere più la Marina e l’Aeronautica italiana che erano molto forti e professionali, filo da torcere nel Mediterraneo che dominavano. Londra e Washington in realtà speravano che la popolazione italiana si sarebbe sollevata contro il regime fascista nella primavera del 1942; non arrivò la sollevazione della popolazione nel 1943 ma arrivò la svolta politica dello stesso Gran Consiglio del Fascismo. Era l’inizio del nuovo corso che si sarebbe concluso con la richiesta dell’armistizio, la relativa firma, la dichiarazione di guerra alla Germania anche se indubbiamente ritardata e sofferta.
Il secondo punto importante nel volume è stata un’analisi approfondita della resistenza dei militari oltre le linee nemiche, operata soprattutto dalla dai servizi informativi italiani e anglo americani. Sono questi documenti che danno notizie delle missioni effettuate oltre che del lavoro di controspionaggio esercitato con una certa professionalità anche prima dell’armistizio. Agenti italiani presero parte a numerose missioni oltre le linee nemiche anche in collegamento con il SOE britannico o l’OSS americano. È forse questa la parte più interessante e meno nota della Resistenza dei militari italiani in quei due anni di storia italiana molto difficile.
Tra l’altro la professionalità dei nostri operatori del servizio informativo militare fu sempre molto riconosciuta dagli anglo americani, sia quando essi furono nostri nemici sia quando divennero alleati ed ebbero bisogno della nostra professionalità, tanto che quando il SIM fu ricostituito a Brindisi il 1 ottobre 1943; a dirigerlo fu chiamato dagli Stati Uniti un ufficiale italiano prigioniero, che essi avevano ben conosciuto quando l’avevano incontrato come nemico in Tunisia, il colonnello Pompeo agrifoglio. Non solo lui richiamarono ma anche Taddeo Orlando e Paolo Berardi. Non è poi da dimenticare che al momento in cui fu deciso di sostituire Ambrosio come Capo di Stato Maggiore Generale fu richiamato dalla prigionia vicino Londra il generale Messe che era stato da loro sconfitto in Tunisia.
È poi stato dato spazio alla Resistenza ‘passiva’, quella degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi soprattutto e russi. Una resistenza passiva molto dura e dolorosa, con molte vittime.
I prigionieri militari italiani Stati Uniti furono più volte utilizzati come forza lavoro o inviati in Italia per dare supporto logistico alle truppe Anglo americane combattenti in Europa, gli ISU, Italian Service Units, rarissimamente ricordati nei vari studi storici relativi alla Resistenza.